Sono passati quindici anni dal primo “manifesto”[1] scritto dal collettivo “Autistici/Inventati” (A/I) nel 2002, un tempo che sulla Rete sembra molto di più, un lavoro che, contrariamente a quello che di solito accade a chi fornisce servizi, con il trascorrere del tempo ha assunto una importanza sempre maggiore. L’aumento della sorveglianza di massa, che ormai non è più un segreto riservato agli addetti ai lavori, passa sempre di più tramite gli strumenti della comunicazione elettronica e il lavoro di A/I offre, a chi vuole continuare a usare la Rete senza restarci impigliato, una delle poche alternative possibili. Non è certo un caso se, dopo l’esplosivo affare Snowden, i servizi offerti da A/I sono stati inseriti nell’elenco internazionale [2] di quei pochi che restano a disposizione per comunicare liberamente. E non a caso durante i suoi tre lustri di lavoro A/I ha ricevuto, più di una volta, il poco gradito interessamento di polizia e magistratura per qualcosa che è stato pubblicato on-line tramite i suoi servizi. Come quando, a causa di alcune scritte su un muro e su un citofono, la magistratura italiana avviò una rogatoria internazionale (per minacce!) addirittura verso tre paesi: Norvegia, Olanda e Svizzera [3]. Macchine collocate all’estero perché, dopo aver scoperto (solo per caso) che uno dei loro primi server era spiato [4] il collettivo ha deciso di non tenerne più nella penisola.
A/I ha mantenuto negli anni alcune caratteristiche che lo rendono una rarità nel panorama internazionale, in primo luogo si richiama a valori fondamentali ben precisi: l’antifascismo, l’antisessismo, l’antirazzismo, l’antimilitarismo. Se a questo aggiungiamo che il funzionamento interno del collettivo è basato sull’attività volontaria (nessuno è pagato) e sull’autogestione e che il progetto rifiuta nettamente le logiche commerciali resta ben poco da aggiungere sulla collocazione politica di questo progetto. Nel 2012 A/I decide di raccontare in un libro [5], attraverso una serie di interviste ai primi protagonisti, la storia della sua nascita e dei suoi primi dieci anni di esistenza. Il collettivo partecipa attivamente agli annuali raduni dell’Hackmeeting e a presentazioni in occasione di eventi benefit che si tengono in Centri Sociali e in altri luoghi liberati.
Gli strumenti messi a disposizione di chiunque condivida i principi fondamentali del progetto sono quelli più comunemente usati sulla Rete: e-mail, liste di discussione, liste di distribuzione, chat, messaggeria istantanea, blog. A questi vanno aggiunti un “anonymous remailer” e una VPN che sono due componenti che stanno alla base della difesa della riservatezza delle comunicazioni. Periodicamente vengono implementate nei servizi le soluzioni di sicurezza più avanzate, come per esempio l’autenticazione “a due fattori”, comunemente usata a livello commerciale dalle banche, per continuare a garantire quel minimo di riservatezza possibile. A questo proposito A/I esplicita molto chiaramente nelle pagine web del suo sito che la sicurezza assoluta non esiste e che ognuno deve preoccuparsene in prima persona senza delegare, neppure a loro, la difesa dei propri dati e della propria privacy. Da parte sua A/I garantisce una struttura in grado di resistere: in caso uno dei server non funzioni (per qualsiasi motivo) i servizi vengono ri-distribuiti sugli altri server e tutti comunque non conservano le tracce di chi li usa. Per cui anche un sequestro non porterebbe alla scoperta dei dati personali che ognuno di noi lascia invece quando usa un qualsiasi altro sito o servizio su Internet.
Oggi gli utenti dei servizi di A/I sono più di quindicimila, sparsi un po’ in tutto il mondo, qualcuno usa solo una e-mail, altri due o anche tutti i servizi a disposizione.
Inutile dire che per far funzionare tutto questo non basta solo la determinazione e la buona volontà di un collettivo ma occorrono soldi, non tantissimi, ma servono continuamente e principalmente per pagare l’affitto o l’acquisto dei server, la loro manutenzione e la loro connessione alla rete. A questi vanno aggiunti quelli che servono per pagare gli avvocati, visto che arrivano spesso avvisi della magistratura e che, a volte, finiscono in procedimenti giudiziari. Coerentemente con i loro principi, visto che non chiedono un pagamento in cambio di un servizio, non esiste una “quota minima” per le sottoscrizioni: vanno bene anche pochi euro per chi non può permettersi di più. Sul sito ci sono tutte le informazioni per chi vuole contribuire a questo progetto. Fatelo.
Anarchip
Riferimenti
[1] https://www.autistici.org/it/who/manifesto.html
[2] https://prism-break.org/en/projects/autistici-inventati/ ma anche molti altri siti che elencano i servizi rispettosi della riservatezza.
[3] https://cavallette.noblogs.org/2010/11/7029
[4] https://www.autistici.org/ai/crackdown/
[5] “+kaos”, Agenzia X, 2012